Prima di parlare di potatura è doveroso un chiarimento: la pianta giusta, messa al posto giusto, di norma non necessita di potatura. La convinzione che le piante “vadano potate” a prescindere è erronea, retaggio di una cultura contadina in cui le piante avevano uno scopo ben preciso, spesso produttivo.

Quindi, il primo passo da compiere prima di accingerci alla potatura è identificare lo scopo che vogliamo raggiungere; questo sarà il nostro principale consigliere quando dovremo scegliere i rami da tagliare.

La potatura può servire a:

  • correggere i difetti della chioma, spesso causati da sbagliate potature d’allevamento in vivaio, da esposizioni non idonee, etc.
  • a impostare o mantenere forme obbligate (ars topiaria)
  • a impostare o mantenere forme produttive che agevolino la raccolta (ad es. il vaso, la palmetta, etc per le piante da frutto)
  • a contenere o modificare il vigore vegetativo spostandolo sui rami desiderati
  • limitare attacchi delle crittogame (funghi) diradando la chioma, permettendo così una maggiore areazione e un minor ristagno di umidità
  • limitare lo sviluppo e la diffusione di fitopatologie, con il taglio dei rami malati e secchi
  • ridurre lo sviluppo della pianta in direzioni non desiderate (ad esempio di passaggio)

Gli strumenti utili alla potatura degli arbusti sono le forbici da potatura, il troncarami, in alcuni casi il seghetto. Per quanto riguarda le forme obbligate si possono usare i forbicioni, o per motivi di ovvia economicità delle operazioni nel caso di consistenti volumi, il tosasiepi, anche se la qualità del taglio è ovviamente minore.

Di fondamentale importanza è la disinfezione degli attrezzi con sali quaternari di ammonio prima di passare da una pianta all’altra, per evitare la diffusione di fitopatologie anche latenti presenti nel nostro giardino, e la perfetta affilatura degli arnesi da taglio. Ciò garantisce tagli puliti, che agevolano la pianta nella chiusura rapida della ferita, limitando il rischio dell’insorgere di malattie. Il taglio va effettuato leggermente obliquo, in modo che l’acqua possa scorrervi sopra.

L’epoca ottimale di potatura è dopo la fioritura: a inizio o fine primavera per le piante che fioriscono in inverno o inizio primavera, in inverno se fioriscono in estate o autunno. Le stagioni in cui è vietato potare sono l’autunno, perchè l’aria è ricca di spore fungine che potrebbero attaccare le nostre piante penetrando nelle ferite, e la piena primavera, perchè la pianta è in pieno succhio vegetativo (sta trasportando grandi quantità di linfa per sostenere la rapida crescita vegetativa). Per effettuare tagli grandi è necessario attendere l’inverno, mentre per tagli di modeste dimensioni, su piante non in fiore, è opportuno potare in estate, perchè la pianta riesce a richiudere piccole ferite in breve tempo, e le gemme non ricacciano vigorosamente in breve tempo come accade alla fine dell’inverno.

Vi sorprenderà, ora, apprendere che per fare una buona potatura di un arbusto non è neanche necessario conoscere di che arbusto si tratti: bastano infatti pochi ma preziosissimi (e, ahimè, spesso ignorati anche dagli addetti al mestiere) consigli.

Innanzitutto è opportuno chiarire quali sono gli unici tipi di tagli ammessi in una potatura corretta degli arbusti:

  • Taglio di ritorno: termine derivato dalla frutticoltura, è un taglio effettuato subito dopo l’inserzione di un ramo laterale. Il ramo laterale deve avere uno spessore di almeno 1/3 del ramo tagliato, per diventare la nuova via per la linfa. Il taglio va effettuato qualche millimetro sopra l’inserzione del ramo, senza lasciare monconi che seccherebbero, ma non perfettamente a raso per non intaccare il collare del ramo, quel rigonfiamento che si trova all’inserzione, la cui interezza è necessaria per una buona chiusura della ferita.

potatura arbusti

  • Taglio alla base del ramo, per eliminarlo del tutto
  • Taglio alla gemma, cioè subito dopo una gemma.

potatura

  • Se effettuato in alto, cioè tagliando sopra la penultima o terzultima gemma, prende il nome di cimatura; l’effetto sarà che le ultime due gemme rimaste daranno vita a dei ricacci laterali, piuttosto contenuti; è la soluzione ideale per contenere lo sviluppo della pianta e/o favorirne l’accestimento. Se effettuato in basso, dopo la seconda – terza gemma, prende il nome di speronatura, e comporterà l’emissione di ricacci molto lunghi dalle gemme rimaste; è pratica comune speronare molti arbusti che fioriscono sui rami dell’anno, con la conseguenza di ottenere una pianta ricca di rami lunghi, paralleli e non ramificati, con una perdita di effetto estetico e a volte troppo sottili e flessibili per sostenere il peso dei fiori.Il taglio alla gemma va effettuato qualche millimetro sopra la gemma, senza lasciare monconi e senza intaccare la gemma stessa, che è l’organo deputato alla creazione delle nuove cellule del germoglio.

La regola generale da tenere a mente è che la risposta vegetativa della pianta sarà direttamente proporzionale alla quantità di materiale vegetale asportato. Questo spesso confonde le idee, perchè il fatto che una pianta drasticamente potata ricacci vigorosamente può essere scambiato per un sintomo di salute; l’occhio esperto vi riconosce invece una risposta disperata della pianta, che, stressata dalla depauperazione subita, tenterà nel minor tempo possibile di ricostituire la superficie fotosintetizzante persa. Ricordiamoci infatti che la pianta non si nutre dal terreno, ma dalle foglie; il suo cibo è la luce, e nelle foglie viene captata e trasformata in zuccheri, fonte di energia per tutti i processi metabolici. Per limitare lo stress fisiologico della pianta, è buona norma asportare non più di 1/3 dell’intera pianta.

Compresi questi concetti fondamentali, siamo pronti per le fasi della potatura, da seguire nell’ordine:

  1. Rimonda: taglio alla base dei rami secchi, malati o danneggiati. Al termine di questa fase è opportuna una prima disinfezione degli attrezzi.
  2. Svecchiamento: taglio alla base o accorciamento (con taglio di ritorno) dei rami più vecchi. Di solito è consigliabile svecchiare la pianta gradualmente, eliminando pochi rami ogni anno, e, se possibile, evitare tagli troppo grandi.
  3. Potatura vera e propria: con tagli di ritorno e cimature, in base alla funzione identificata ad inizio operazioni. Se abbiamo a cuore la fioritura dell’arbusto dovremo prestare particolare attenzione alla posizione in cui esso fiorisce, per salvaguardare i rami che porteranno la futura fioritura. Anche se non sappiamo che arbusto è, nella maggiorparte dei casi osservandolo potremo scorgere dei vecchi fiori o frutti, o delle tracce di essi, e scoprire se fiorisce in punta o lungo il ramo, sui rami dell’anno, di un anno o più vecchi, sui rami primari o su quelli laterali, etc. Ovviamente la potatura dovrà essere molto leggera su piante che fioriscono su rami vecchi (ad es Calicanto d’inverno, Chimonantus praecox, o il Lillà Syringa vulgaris), mentre potremo permetterci potature più vigorose nel caso di piante che fioriscono sui rami dell’anno (Buddleia, Buddleia ssp, ibisco siriaco hibiscus syriacus, rose ibridi di tea, etc). Se non riusciamo comunque a capirci nulla, la cosa migliore è lasciare alcuni rami intoccati, altri cimarli, altri ancora accorciarli con i tagli di ritorno. In questa maniera, saremo sicuri di aver salvaguardato i desiderati fiori e/o frutti.Mentre per le potature di contenimento è abbastanza semplice orientarsi su quali sono i rami da sopprimere con potature di ritorno, qualche dubbio può sorgere per le potature che hanno come obiettivo il diradamento della chioma.In tal caso, ricordatevi di procedere eliminando i rami che si incrociano, che si sfregano, quelli troppo vicini, per avere una struttura areata, con rami ben distanziati tra di loro, distribuiti nella maniera più omogenea possibile.

Questi sono i principi base da tenere conto per una potatura di qualità sulle vostre piante. Ora non resta che provare, e se volete mandateci le foto dei vostri arbusti prima e dopo!

Categorie: Giardinaggio

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